Skip to main content

Anche il momento della pausa caffè diventa un’occasione di confronto quando la squadra è affiatata e appassionata al suo lavoro.
Incontriamo Antonio Battanoli, responsabile della produzione, dopo uno di questi “briefing” e lui subito ci spiega: “È il momento in cui chi lavora in officina s’incontra con gli uffici, parliamo di lavoro, sentiamo come vanno le cose ciascuno per la propria parte e così diventa sempre più forte la consapevolezza di far parte di un progetto comune”.
Non sono ancora le 10 del mattino ma il lavoro sta procedendo a pieno ritmo e le cose da fare sono tante. Gli rubiamo qualche minuto tra una telefonata e l’altra.
Come sta andando il mercato?
È un momento positivo, sia per il settore sia per l’azienda.  La richiesta è di una sempre maggior diversificazione del prodotto, velocità di consegna e flessibilità.  Sono caratteristiche che fanno parte della storia della Calpeda fin dai suoi inizi ed è quindi naturale che il mercato ci premi.
Come lo sviluppo tecnologico sta supportando e cambiando il vostro lavoro?
C’è un costante miglioramento nelle tecnologie di produzione, sempre in ottica di flessibilità. L’investimento di Calpeda nelle macchine utensili è continuo. Seguiamo le fiere del settore, visitiamo altre aziende all’estero e continua la collaborazione storica con Trevisan. Non possiamo poi dimenticare l’aspetto della sicurezza al quale teniamo molto. L’ installazione delle cabine di verniciatura ad acqua ne è un esempio recente.
Com’è organizzato il lavoro in officina?
Il nostro gruppo di lavoro mostra come sia possibile coniugare una forte strutturazione con una dimensione umana altrettanto forte. Sono convinto che sia fondamentale tener conto dei problemi delle persone, a livello fisico e famigliare, e che questo alla lunga paghi. In Calpeda non a caso non abbiamo turn over, il che ci permette di lavorare bene, puntare sulla crescita dei dipendenti e investire molto sulla formazione. È una grande soddisfazione riuscire ad avere un contatto umano con i miei ragazzi, li tratto come dei figli. La nostra è una politica di condivisione delle scelte e degli obiettivi: ascoltare le proposte degli altri fa sempre bene.
Come descriverebbe il suo ruolo?
Il mio è un lavoro in gran parte psicologico in cui bisogna valorizzare i pregi di ognuno, fare in modo che ognuno dia il meglio di sé. È fondamentale avere fiducia nelle persone, non voler fare tutto da soli ma imparare a delegare. So che ho delle figure su cui posso contare e queste a loro volta ne hanno altre a cui fare riferimento. Solo così si può pensare di crescere.
Il primo pensiero del mattino quando entra in fabbrica e l’ultimo prima di tornare a casa…
In verità comincio a pensare alla giornata lavorativa già nel tragitto da casa alla fabbrica. Appena metto piede in azienda bisogna programmare le persone.  Abbiamo la fortuna che i nostri dipendenti sanno svolgere diverse mansioni, per cui possiamo spostarli con una certa libertà in base alle urgenze e per coprire eventuali emergenze. Poi si procede con i materiali, le telefonate dei fornitori e la giornata entra subito nel vivo… Alla sera, invece, mi fermo con i collaboratori più stretti: quello è il momento del futuro, dei progetti.
Quando torna a casa riesce a staccare la spina?
Sì, ballando…